Una cura per l’ipoacusia? parte 4/4
Karen è consapevole che i suoi sentimenti, agli altri, possono sembrare strani. “Certo dice se penso ai miei fratelli, probabilmente ciascuno di loro farebbe un salto di gioia alla sola ipotesi che ci possa essere una cura per i problemi uditivi. Mia figlia, però, la pensa quasi come me. Gliel’ho chiesto direttamente e sapete cosa mi ha risposto? ‘Voglio dei figli sordi ha detto non mi piace l’idea di un mondo dove tutti sentono e nessuno ha più problemi d’udito’.
“In effetti, anche a me continua Karen quell’idea mi fa un po’ di tristezza. Credo che il mondo sia più ricco, vibrante e variopinto se popolato dalle splendide persone sorde e ipoacusiche che ho incontrato nel corso della mia esistenza. Non riesco ad immaginarmi un mondo senza di loro”.
Quanti anni ancora? Le preoccupazioni di Karen, comunque, sembrano ancora lontane. Prima di poter considerare seriamente l’impiego delle cellule staminali come percorso di cura per l’ipoacusia, riconosciuto e praticabile, passeranno ancora anni. Di questo ne è certo Stefan Heller, esperto di cure con le staminali presso la californiana Stanford University, attualmente impegnato nello studio della differenziazione delle cellule coinvolte nei meccanismi uditivi. “Direi che mancano almeno tre lustri”, dice il ricercatore.
Un tempo abbastanza lungo. Non ci resta che aspettare per (forse) sentire.

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