Un interessante studio, condotto dal CIMeC, il Centro di ricerca dell’Università di Trento, i cui risultati sono stati recentemente pubblicati sulla rivista scientifica PNAS, ha evidenziato come nelle persone sorde dalla nascita il cervello “riorganizza” le aree deputate alla percezione della voce umana le quali vengono utilizzate per il riconoscimento dei volti.
Voce e volto dunque sarebbero quindi percepiti attraverso meccanismi comuni, e di conseguenza, nel caso di un deficit uditivo l’uno sostituirebbe l’altra.
Questo risultato dimostra ulteriormente la flassibilità del cervello umano e la sua capacità di riorganizzare le aree cerebrali deputate alle varie funnzioni cognitive.

«Se da una parte gli studi neuroscientifici hanno evidenziato la straordinaria abilità del cervello umano di adattarsi alle esperienze nel corso della vita, dall’altra rimaneva da chiarire quanto tale abilità avvenisse entro i limiti definiti dall’informazione genetica – commenta Olivier Collignon, responsabile del progetto, membro del CIMeC e professore presso la Université Catholique de Louvain (Belgio) – Quello che accade nelle persone sorde è una delle dimostrazioni più evidenti che questa plasticità del cervello può essere vincolata da specializzazioni determinate geneticamente, in accordo con quanto è stato dimostrato anche nelle persone cieche».

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