Nel corso degli anni è stata evidenziata una certa correlazione tra udito e deterioramento cognitivo. Recenti ricerche mostrano come l’ipoacusia potrebbero comportare anche una riduzione precoce delle attività cognitive.La ricerca è stata condotta su 1984 soggetti anziani monitorati per sei anni dagli esperti della John Hopkins University. I risultati dei test provano un collegamento tra la ipoacusia e la riduzione di alcune aree del cervello.
Durante il periodo ai partecipenti, sono stati somministrati test cognitivi ed è stato riscontrato un peggioramento più rapido del 40% per i soggetti che soffrivano di ipoacusia.
Secondo il coordinatore dello studio, Frank Lin, una delle ipotesi del maggior declino cognitivo potrebbe essere legata all’isolamento sociale che determina una minor interazione con gli altri.
Il numero di anziani afflitti da problemi cognitivi è destinato ad aumentare, raddoppiando ogni 20 anni: è per questo motivo di assoluta priorità comprendere quali siano le condizioni che favoriscano la comparsa di tali situazioni e quali siano i metodi di prevenzione.
In seguito alla recente scoperta sopra descritta, sale alla ribalta un altro aspetto finora poco considerato: l’efficacia degli apparecchi acustici nel restituire l’udito e rallentare la degenerazione cognitiva.
Prevenzione e utilizzo di apparecchi acustici, sarebbe dunque la chiave di volta del problema. Curare l’udito non solo migliora le interazioni sociali ma può anche proteggere da un declino precoce e più rapido.