L’esame per effettuare lo screening uditivo alla nascita prevede l’utilizzo di una sonda che si avvale dell’emissione di impulsi sonori finalizzati alla stimolazione dell’udito non ancora sviluppato del neonato, per poi registrare gli stimoli e i segnali emessi.
Parliamo di un apparecchio portatile di piccole dimensioni che viene applicato sulla parte interessata del neonato senza risultare un test invasivo o dannoso per il soggetto analizzato.

I risultati possono essere semplicemente due: ‘PASS’ e ‘REFER’. Questi nomi stanno ad indicare la presenza o meno degli OTA, che rappresentano gli impulsi ricevuti dalla sonda in risposta dal cervello, una volta stimolata la coclea.
In particolare, qualora lo screening audiologico fornisce come risultato ‘PASS’ significa che non c’è alcun problema uditivo, e che l’apparato sonoro del neonato è perfettamente sano, e non avrà nessuno problema nel suo sviluppo e nella crescita futura. Al contrario se il risultato è ‘REFER’ c’è la possibilità che ci sia un difetto legato all’udito, e bisogna intervenire in merito mediante le terapie adatte.

È necessario, però, fare molta attenzione in quanto l’esito dell’esame audiologico può essere influenzato da diversi fattori, come l’agitazione del neonato durante il test o un ambiente piuttosto rumoroso. Oppure, con molta probabilità, il condotto uditivo risulta essere troppo stretto, in quanto subito dopo la nascita il neonato conserva, nel passaggio che conduce alla coclea, della vernice caseosa che impedisce il regolare svolgimento della funzione della sonda, impedendone il regolare scambio di impulsi sonori. Per questo motivo, in caso di ‘REFER’ non è assolutamente certo che il neonato abbia delle problematiche uditive. Bisognerà procedere effettuando un nuovo test due o tre settimane più tardi.

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