Il seguente articolo prende sputo da uno studio effettuato da Carolyn Granier-Deferre e Marie-Claire Busnel, sull’udito neonatale e fetale dal titolo “Udito prenatale, cosa c’è di nuovo ?”.
Da tale studi si evince che nel feto, lo sviluppo del sistema uditivo avviene molto gradualmente, durante l’ultimo trimestre di gravidanza.
Fino a qualche decennio fa, era pensiero comune, che il feto fosse incapace di percepire i rumori ambientali, ma in realtà le cose non stanno proprio così.
A seguito di questa scoperta abbiamo visto sorgere le cosiddette “università prenatali”, che con tecniche di insegnamento che prevedono la stimolazione del feto con suoni aggressivi, promettevano di stimolare in maniera positiva il nascituro.
Questo fenomeno però ha portato a comportamenti talvolta irresponsabili che hanno causato veri e propri traumi acustici in esseri il cui sistema uditivo è ancora fragile.
Prima di tutto occorre conoscere l’ambiente sonoro intra-uterino.
Il rumore di fondo intrauterino è composto prevalentemente da suoni naturali della placenta e da suoni materni puri (ovvero digestivi, respiratori, cardiaci, voce), costituiti principalmente da componenti basse e medie.

Le componenti di bassa frequenza (quelle sotto 500Hz) sono trasmesse al feto con la stessa intensità mentre le componenti della gamma media (tra 500Hz e 4000Hz) sono moderatamente attenuate (da 6 dB a 20 dB).
Infine le componenti ad alta frequenza (sopra 4000Hz) sono attenuate di più (in media 30dB).
Complessivamente, il rumore risulta essere attenuato di una media di 20dB per cui le voci esterne a bassa frequenza sarebbero mascherate dal rumore di fondo intrauterino, a meno che l’intensità non superi i 60dB.
D’altronde la voce materna, è più acuta, e beneficia di una doppia trasmissione, aerea e interna, non è attenuata o lo è solo leggermente.
Per queste motivazioni sono i suoni emessi dalla madre che tendono ad attivare il sistema uditivo del feto durante il suo sviluppo. Le voci esterne, in particolare quelle basse, come le voci maschili, sono particolarmente smorzate e dunque non sono percepite dal feto o lo sono solo leggermente.

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