Una recente ricerca commissionata da Specsavers, catena di vendita al dettaglio di ottica multinazionale britannica, ha evidenziato nuovi dati, relativi agli effetti negativi della pandemia sull’udito. Lo studio è stato condotto sul 2.000 adulti che hanno iniziato a lavorare in smartworking durante il periodo di pandemia.
Si è evidenziato che chi lavora da casa, fa un uso massiccio di cuffie per una media di tre ore e mezza. Parliamo di un’ora in più rispetto a prima della pandemia.
Inoltre per mantenere i ritmi di lavoro, non ci si concede quasi mai la pausa raccomandata dall’OMS dopo un’ora di utilizzo delle cuffie, e alla lunga ciò può incidere negativamente sulla capacità uditiva.

Oltre tutto, in particolare nei casi in cui i lavoratori in smartworking abbiano necessità condividere lo spazio di lavoro con i propri familiari, è possibile avere la tendenza ad alzare il volume dell’audio nelle cuffie per tentare di sovrastare i rumori della casa. Lo studio ha rivelato che il 39% degli intervistati ha ricevuto avvisi sui propri dispositivi in merito a volumi elevati, e il 91% di questi che ha ammesso di aver ignorato tali avvisi.

Questi dati mostrano un quadro tutt’altro che incoraggiante, tuttavia gli effetti negativi della pandemia sull’udito terminano qui.

L’altro aspetto che ha modificato la reazione dell’organo uditivo rispetto, riguarda la produzione di cerume.
I dati del sondaggio rivelano infatti che il 36% degli intervistati ha notato un aumento dell’accumulo di cerume negli ultimi due anni, dovuto proprio all’uso eccessivo, anzi al vero e proprio abuso, di cuffie e auricolari.
Gli intervistati hanno rivelato inoltre di aver cercato soluzioni per eliminare il tappo di cerume online e di non aver quasi mai consultato uno specialista. Le ricerche di metodi fai da te per la rimozione del cerume sono aumentate del 317% e i risultati trovati online su siti di certo non professionali hanno rischiato di danneggiare seriamente l’udito.

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